Shark fishing
Catturai il mio primo squalo oltre venti anni fa alla Graciosa (Canarie) e fu una emozione fortissima perché non avevo mai sperimentato un rotante da 50 libbre (un vecchio e magnifico Daiwa 50H
regalatomi da Sandro Meloni) che si sbobina a velocità folle e senza che io potessi quasi fare nulla.
Ci misi oltre venti minuti per averla vinta su una preda di poco più di trenta chilogrammi ed ancora oggi ricordo quei momenti magici come se fossero appena avvenuti. In questi anni ,
chi vi scrive ha avuto tante possibilità di scoprire luoghi e situazioni nuove e anche lo squalo è tornato ad essere un obbiettivo ricorrente, una sorta di piccola mania che mi porta diverse volte l’anno a cercare le emozioni indescrivibili su cartaParlo di ricerca di squali da terra e non da natante perché la sfida deve essere alla pari, possibilmente usando canne e mulinelli da surf casting piuttosto che accessori nati per la traina.
La pesca deve quindi contenere anche una fase di lancio che non si avvalga di ausili quali barche, gommoncini ma al limite, un grosso palloncino colorato per mandare l’esca più lontana
quando c’è forte vento alle spalle.
Poi sta a noi, alla nostra voglia di metterci in gioco e di rischiare brutte figure e a qualche errore commesso dalla preda, per vivere una emozione sfiancante e che richiede allenamento, passione, ricerca e molta, molta fortuna.
Questo è lo squalo record Personale che è stato criticato ....giudicate voi e poi , se volete, vedetevi il filmato....
Spesso è una sfida impossibile perché, esiste un limite che per anni ho considerato quasi invalicabile ovvero, quello dei 2 metri o poco più per circa 90 chilogrammi di peso in condizioni di spiaggia e di mare, normali.
Ma le cose hanno preso una piega differente nel 2009 quando più volte, il limite è stato superato.
Troppe volte capita che prede molto più grandi vincano la sfida senza poter nemmeno reagire ovvero, effettuare qualche giro di manovella del nostro rotante ma, questo fa parte del gioco e piano, piano, anche questo limite verrà superato perché sono certo che gli attrezzi che andrò a descrivere hanno la potenzialità per fiondarmi verso risultati eccezionali. Mi rendo conto che sto parlando di una sfida che non tutti potranno permettersi di vivere ed entrare nel club degli “shark specialist” è spesso solo un miraggio ma, vedremo anche che con un piccolo sforzo, esistono degli spot abbastanza vicini all’Italia ed a portata di aereo senza la necessità di volare nei paradisi del surf quali Sud Africa, Texas o Namibia. Tutto sta ad organizzarsi e volerlo.
Un lavoro di team
Il primo passo da compiere è quello di creare un team di amici che vogliono cimentarsi in questa avventura.
Il team deve essere completo nel senso che almeno uno, deve saper lanciare un rotante da 30-50 libbre e tutti devono sapere come fare i nodi giusti e come mettere le mani sulla preda senza ferirla e soprattutto, senza farsi staccare una mano. Un grosso squalo è in grado di girarsi in un istante e colpire per pura e legittima difesa facendoci del male. Personalmente ho rischiato il naso per un eccesso di confidenza con un piccolo pinna nera di sessanta centimetri che, avevo avvicinato troppo alla mia faccia. Per tutta risposta il piccolo predone è partito con un morso che è passato talmente vicino alla mia estremità da aver sentito la punta di un dente graffiare la pelle.
Considerando le dimensioni, mi è bastato per comprendere che non si deve scherzare.
A maggior ragione se nel Team ci sono angler che non hanno mai vissuto queste esperienze per cui la goffaggine in piena azione notturna è quasi d’obbligo. L’adrenalina va a mille e si commettono errori grossolani poiché si sottovaluta il fatto che un animale di un metro è comunque un pesce potentissimo che può metterci a disagio.Il team deve essere affiatato e deve essere stabilito che va sulla canna e chi invece fa semplice assistenza proteggendo le spalle del compagno che combatte poiché in caso di rottura del filo, la pressione esercitata può farci cadere all’indietro con rischi inaccettabili soprattutto sulle scogliere. Nelle fasi iniziali ad esempio, il compagno in supporto funge da guida e aiuta a raggiungere una posizione che ci permetta di forzare al massimo la preda. Il team è anche provvisto di cime con cui si lega la coda della preda quando riusciamo a spiaggiarla. Ma a questo punto, siamo un bel passo avanti.
Attrezzature
Per oltre venti anni, ho avuto un mulinello su tutti; il vecchio e glorioso Penn 990 che mi ha seguito in tanti hot spot senza mai tradirmi. Robusto, affidabile e semplice al punto da richiedere un minimo di attenzione è ancora sulla mia scrivania in attesa di andare in pensione. Credo che analizzandolo al suo interno vi siano tracce di tutti i posti in cui sono stato. Recentemente ho scoperto gli Shimano Torium ed il grande Penn ha cominciato a risposare quando ho notato che soprattutto dalla roccia serviva qualche cosa di più grande e potente. Un Torium 50 libbre nuovo di zecca mi ha fatto vincere la sfida con un nutrice da circa 100 chilogrammi.
Inutile dire che siamo diventati subito amici per la pelle. Era il primo tentativo in una scogliera davvero roboante in cui abbiamo rischiato anche la “buccia” pur di arrivare a ferrare una preda importante. Erano giorni difficili visto che gli attacchi si erano susseguiti con buona cadenza ma, le bestiacce avevano sempre vinto facilmente perché non ero stato in grado di opporre resistenza come si dovrebbe. Un 30 libbre comincia a scricchiolare dalla fatica e se la preda ha energia, difficilmente si sarebbe riuscito a sollevarlo dai quaranta e passa metri d’acqua in cui aveva attaccato l’esca. Manco a dirlo, nel mulinello si deve caricare nailon.
Per gli intrecciati, dal mio punto di vista non c’è spazio perché la presenza di ostacoli sul fondo e i tanti contatti che si rischiano garantiscono la rottura immediata.
Con un buon nailon da 40 libbre ed uno shock leader adeguato si risolvono molte cose. Il meglio è l’’Asso nero che ha una resistenza all’abrasione sensazionale e una bassa memoria per cui è affidabile e richiede poca manutenzione. Tra le canne, la scelta è caduta recentemente sulle Shimano Beast master 130M che dopo tre anni intensivi si sono dimostrate delle macchine da guerra assolute. Mai una rottura, decine di combattimenti e una potenza che rende anche il Bull shark più grosso, un animale che si può anche domare….a patto di saper usare questi mulinelli alla perfezione! L’unico limite sta nel blocco del mulinello che deve essere rinforzato ma è operazione da mettere in preventivo poiché non esiste coaster clip che possa reggere senza scoppiare. Fascette di metallo coperte da nastro adesivo possono fare al caso nostro poiché non possiamo permetterci il lusso di vedere il mulinello girare attorno al manico durante le fasi più dure.
Da quest'anno la scelta è passata all'Italcanna Maio Fishing Club disegnata dall'amico Umberto Borgioli. Perfetta, docile e super potente, si tratta di una attrezzo perfetto per le sfide infinite. Qui tutto è altamente professionale e l'angler ora dispone di una canna praticamente perfetta.
La mia attrezzatura si limita poi a una scorta di ami del 4/0 fino al 10/0 già montati su acciaio mono da 150 e 175 libbre lungo circa 50 cm a cui collego uno spezzone di circa 2.5 metri di 1,50 mm che abbia resistenza all’abrasione. Girelle tipo Sampo da 250 libbre per il collegamento e tutte le condizioni di pesca sono affrontabili.
E’ interessante notare che ho usato anche il multistrand da 175 libbre ma i risultati sono stati a volte sconfortanti soprattutto in presenza di squali Toro e di Tiger shark (purtroppo mai portati a terra) ma anche semplici Lemon. Ero stato avvisato ma, quando ho visto in quanti secondi una preda ha reciso nettamente il mio 7 strand, ho capito perché si usano i mono wire. Solo in un caso. Ovvero pescando in acqua bassa in un reef ho usato 20 metri di shock leader del 100 perché l’abrasione era talmente alta che null’altro avrebbe potuto resistere. Fu la scelta giusta, lo squalo da 2 metri ( un lemon) mi fece una fuga furibonda ma poi venne docilmente davanti alla telecamera di Gionni Paolicchi.Facemmo un video fantastico che è programmato su Caccia e Pesca . Ovviamente anche questo lemon è stato rilasciato!
Tecnica di pesca.
Difficile raccontare in poche righe, cosa significa innescare un sarago da 500 grammi per la coda e lanciarlo a 40-50 metri prima di mettersi in attesa. Difficile, raccontare cosa significa vedere la canna che si flette al limite di sradicare il picchetto ed il mulinello che si mette a fischiare. Difficile spiegare che quando si riesce a prendere la canna in mano si comprende subito se dall’altra parte c’è una bestiaccia che viaggia a 50 chilometri all’ora e non ne vuole saperne di fermarsi. La ferrata spesso è inutile perché lo squalo viaggia talmente forte che l’amo è già penetrato nel lato della bocca. Nei primi 2-3 minuti l’unica cosa da fare è quella di provare a rallentare la fuga forzando al massimo e sperando che tutti i nostri nodi tengano. Se, sono stati fatti veramente bene e sono stati testati allora, esistono buone chanches che uno 060mm non esploda come un capello non appena mettiamo pressione. Dopo un paio di minuti, se lo squalo è ancora agganciato siamo a buon punto perché le energie di uno scattista nato, iniziano a diminuire e se abbiamo forzato bene, la preda gira la testa e si mette di traverso alla spiaggia. E’ il primo segno di una possibile seconda fase del combattimento, quella in cui anche noi iniziamo a dire al nostra.
Fino a questo punto, se siamo angler veri non abbiamo accettato aiuti da altri amici e non usiamo la cintura. Siamo solo noi, la nostra forza,la nostra attrezzatura e uno squalo che vuole portarci in acqua. Uno vince e l’altro perde anche se sempre, con onore. Il raffio non esiste, al massimo una cima per legarlo per la coda. Nel frattempo, lo squalo comincia ad essere stanco mentre a noi fa male la schiena, le mani faticano a tenere la presa e il respiro è affannoso. (A titolo di curiosità , durante un video la telecamera Go Pro che portavo al petto ha casualmente misurato il battito cardiaco (mio) durante un combattimento con un pesce stimato 90-100 kg. Ebbene, per tutto il tempo della ripresa il ritmo non è mai sceso sotto 140! A questo punto, bisogna riuscire ad abbassare la canna velocemente e guadagnare filo alla massima velocità, mettendo grande pressione alla preda. Quello che facciamo è esattamente un pompaggio tradizionale in cui quello che conta è la nostra padronanza del mulinello rotante e della sua frizione. In genere, dopo una decina di minuti abbiamo ripreso i metri persi nella fuga iniziale e lo squalo comincia a sentir mancare l’acqua sotto le pinne per cui tende a guadagnare la superficie. E’ in segno di una resa che mostra ancora qualche lato rischioso perché alcune fughe violente non controllate, possono portare al disastro. Noi dobbiamo avere pazienza e aspettare che le onde diventino nostre alleate mettendo ancor più in difficoltà la nostra preda. Ogni onda ci deve portare ad avvicinare lo squalo alla riva fino a quando vedremo che il grande pesce non riesce più a nuotare ed è il momento che il team si metta in funzione mentre chi combatte si deve tenere lontano e garantire la massima elasticità del filo.
Appena a tiro di mano si deve riuscire a prendere la preda per la coda avvolgendole attorno una cima ben robusta e solo a nodo ultimato, iniziare i festeggiamenti per l’avvenuta cattura. Poi le foto di rito, l’acqua sempre sulla pelle del pesce e quindi, entro qualche minuto, il rilascio con tutte le attenzioni per il re del mare ma anche, con tutte le precauzioni da parte nostra per evitare che il re si prenda una piccola rivincita con i suoi denti.
Pescando nella flats invece, la sfida è al limite perché quando l’ho fatto sono entrato in acqua fino alla vita per lanciare e combattere. Avevo squali a quaranta metri da me ed alcuni di essi erano oltre i tre metri. Dopo aver perso due combattimenti ho capito cosa avrei dovuto fare e finalmente, al terzo tentativo ho messo a terra un Lemon di oltre 2 metri. Credo sia solo l’inizio di una nuova sfida anche se l’intero video potrà essere visionato su Caccia e Pesca nel mio programma “Fishing Adventures”
Questa è la vera sfida; non esistono altri pesci che mi appassionino di più, non esiste altra pesca più esaltante e, credetemi, dall’alborella al marlin le ho provate praticamente tutte.
Un aspetto fondamentale.
Ho visto dei video veramente brutti, di angler che si spacciano per esperti ( e che invece sono solo dei sanguinari alla ricerca di facile notorietà. Già pescare lo squalo è attività che cammina sul confine tra lo sportivo e il non accettabile considerando lo stress a cui sono sottoposti questi animali.
Non tutti accettano l'idea che uno squalo possa essere pescato per divertimento e se non si rispettano alcune regole, non posso dar loro tutti i torti. Io ho smesso anche di tirarli dalle scogliere dove comunque, venivano sollevati mediante una cima legata sulla coda per limitarmi a pescarli dalla spiaggia.
Figurarsi a ferirli con un gancio e trascinarli lungo una spiaggia per essere pesati.
Pura macelleria schifosa. Poi si vedono le foto su qualche sito di terzo ordine oppure, su qualche rivista dove gli autori veri se ne sono andati da un pezzo e capisci che la mamma dei cretini è sempre piena!
Io NON raffio per nessuna ragione NESSUN pesce, al massimo gli lego la coda e lo lascio in acqua.
Io non peso gli squali, non me ne importa assolutamente nulla anche perché pesarli significa tenerli fuori dall'acqua e fargli male. Al massimo prendo la lunghezza altre tre misure che mi permettono di stimare un peso.
Ma la cosa più importante è che io non sono un BIOLOGO ma un pilota ed anche se pesco sqauli da oltre 20 anni non ho la pretesa di insegnare a nessuno, come riconoscerli. Pensate che un paio di biologi marini specializzati su questo tema, davanti alle mie immagini fotografiche hanno declinato l'invito a riconoscere la preda per la semplice ragione che non avevano abbastanza informazioni.Gli squali che vedete qui fotografati ed in tutto il mio sito sono stati identificati da un noto biologo marino. Sono pesci meravigliosi che mi hanno regalato momenti di pura adrenalina. Nuotano tutti nelle loro acque, sono stati filmati e a me basta così.
Presunti cacciatori di squali, sharman con 1 pesce "under the belt", visionari alla ricerca di notorietà, malati di internet.....non dategli retta, è gente che non sa cosa significhi la pesca.
News |
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