Qualche giorno fa leggo un post su facebook in cui un medico calabrese ritratto con un tonno rosso sotto misura, catturato nel periodo di chiusura aveva cancellato tutti coloro che chiedevano lumi sulla cattura stessa.
Non è un comportamento isolato, tutt’altro visto che quotidianamente si vedono certe immagini la cui giustificazione è l’assenza di una data che ci faccia capire se si tratta di un illecito o meno. Io credo che quasi sempre si tratti di un illecito visto che certe catture non sono state pubblicate nel periodo in cui la pesca era aperta.
In questo modo sono stato chiaro e diretto.
Da questo illecito, più o meno grave, dipende dai punti di vista voglio partire per arrivare alla piaga che distrugge parte della serietà e credibilità della pesca ricreativa; la vendita del pesce.
Per un ricreativo, catturare il pesce e venderlo è un reato così sappiamo esattamente che tutti coloro che vendono il pescato, stanno infrangendo la legge in modo fragoroso. Non ci sono attenuanti, scuse, ragioni.
Se fino a qualche decennio fa la pesca poteva essere considerata una sorta di diritto a cui si attingeva anche per scopi alimentari oggi è una attività che deve confrontarsi con la tutela dell’ambiente, il rispetto degli stock ittici, le regole sempre più chiare e non può ammettere ignoranza. Questa ignoranza mi è parsa gigantesca durante un recente incontro a cui ho partecipato per la gestione dell’Area Marina Protetta di Tor Paterno.
Qui la totale impreparazione del pescatore generico medio, anche con un notevole livello socio culturale è emersa in tutta la sua brutalità mediante una serie di luoghi comuni, pretese e posizioni assolutamente scioccanti.
L’angler (?) che pesca in mare è spesso una persona che si limita a prelevare pesce senza sapere di cosa si tratti, che misure minima debbano essere rispettate e che avanza pretese senza dover rispondere in alcun modo dei reali “doveri”.
Del ruolo delle AMP tornerò quanto prima per una serie di idee che ho in mente e che voglio condividere con alcuni amici tra cui Umberto Simonelli e Paolo Brugnoli, ci faremo fors equalche nemico ma almeno, proveremo a proporre idee quasi innovative...
Ma dicevamo; doveri pochissimi e diritti accampati, tantissimi a volte anche infantili....... e quasi tutti nel nome del “faccio come c..zo mi pare “ ......e mi si dimostri il contrario.
Brutta situazione quella in cui ci si rifugia dietro alla più pietosa delle scuse...”...fan tutti così e poi le reti....” che dimostra quanto sia lontana l’autocritica e l’assunzione di responsabilità.
Non aiuta certa televisione, con filmati terribili in cui il raffio è strumento presente in barca ed usato anche per prede che si solleverebbero (e magari rilascerebbero) a mano oppure, con foto di carnieri e collane di prede da far venire il mal di stomaco.
Non aiuta nemmeno l’immagine di angler anche di nome, che sono avvolti dalla fama di distruttori...”a quello non fai rilasciare un pesce nemmeno se paghi...” e che dimostrano quanta strada ci sia da percorrere.
Ma il punto più grave e che dovrà essere il ritornello della prossima stagione riguarda coloro che vendono i pesci. Loro sono il male della intera categoria, ciò che ci rende vulnerabili ed indifendibili in ogni contesto. Come può esserci pesca ricreativa al tonno rosso se a ottobre sono stati portati in banchina esemplari da 40-60 kg chiusi dentro i frigo oppure, mostrati orgogliosamente ai passanti .
Come si può ancora avere fiducia in gente che, scendendo dalla barca, richiede, talmente è pesante, l’aiuto di una seconda persona per spostare il grosso Coleman pieno di....”lampughe...oggi solo qualche lampuga....”.
Cominciamo a penalizzare il raffio in barca a stagione di pesca chiusa?
Non esiste pesce di mare che non sia un tonno rosso che non possa essere salpato a mano o con un guadino di grandi dimensioni; io lo faccio con lecce amia da 25 kg senza difficoltà e lo faccio da solo per cui o sono un fenomeno da circo oppure, tutti possono farlo.
Se il trasporto delle bombole e contestualmente, di un fucile da pesca sub è proibito, perché non fare lo stesso con i raffi nella stagione di chiusura??
Magari è una restrizione inutile ma è quello che ora mi viene in mente anche se sarebbe bello parlare di cultura, etica, rispetto e non di divieti e regole addizionali a rovinare il nostro tempo libero.
Ma con certe teste, il tempo dei ragionamenti e delle utopie è ancora lontano.
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