pubblicato il 05/06/16

Premetto che facendo programmi televisivi da un decennio, circa mi tiro totalmente in ballo poiché nel mio piccolo ho certamente responsabilità anche io. Detto questo voglio fare una riflessione su ciò che la televisione ci propina in fatto di pesca; non parlo della nostrana televisione su satellite perché un canale è visto da troppo poche persone per essere un esempio trainante mentre l’altro, ha un target ben preciso che rispetta fedelmente.

Parlo dei grandi canali mondiali per i quali io stesso ho fatto alcune cose, peraltro bruttine come “The King Fishers” per National Geographic. Fu un programma disegnato da gente che non sapeva nulla di pesca, creando situazioni improbabili e coinvolgendo personaggi a volte strani e mi ritrovai a farne parte dopo una selezione in cui parteciparono importanti (ed anche meno importanti) nomi della pesca italiana. Vinsi non per il mio curriculum alieutica che, francamente era più che discreto ma, per il saper parlare inglese…E non era cosa da poco se penso che uno dei miei due partner del programma,  invece l’inglese lo masticava maluccio…E di pesca a 360° non ne sapeva nullla….

Prendiamo l’esempio di “River Monster” , tanto acclamato ed applaudito. Ho lavorato nel mio programma su Nat Geo, con operatori che provenivano da quella serie per cui qualche cosa me la sono fatta raccontare saltando sulla sedia quando ho scoperto che è pura “fiction”.

Programma certamente ben fatto, che gode di budget per puntata con i quali il sottoscritto ci va avanti due anni, con autori di grand livello che inventano di sana pianta, delle storie spesso affascinanti ma che non risultano credibili a chi è stato anche solo due volte a pesca. Il protagonista, che sfida pesci da 20 kg con attrezzi da 50-80 libbre, è idolatrato al punto che lo stavano per invitare come “guest star” ad una importante fiera italiana. Gli avrebbero pagato il viaggio, il pernotto, e la passarella…Per fortuna si fermarono quando compresero che quel ottimo personaggio televisivo di pesca, ne mastica davvero poca. Perlomeno in “River’s monster” la pesca è comunque la parte integrale di una struttura che prevede il rispetto della preda, il rilascio, considerazioni scientifiche e una serie di informazioni che ne fanno un programma molto godibile per un pubblico generalista.

Vi sono poi programmi terrificanti in cui si va a caccia di coccodrilli nella swamp della Louisiana e li si finisce a colpi di fucile dopo averli pescati con corde e ganci da macellaio. Terrificanti a dir poco nel senso che pervade un senso di nausea profonda davanti a tanto scempio ed al fatto che c'è gente che guarda queste esecuzioni sommarie di animali allo stato brado. Questa è pura merda, scusate la chiarezza e per fortuna, non sta andando in onda da noi. Agli americani piace ma sono cakki loro....

Vero è che ci sono anche programmi interessanti come “Deadliest catch” dedicata ai pescatori di granchi che sfidano l’estremo nord dell’Oceano in situazioni veramente incredibili e che godono del massimo rispetto così come, c’è l’ottimo Robson Green che propone i suoi viaggi ma che la canna da pesca non la sa tenere nemmeno in mano.

Anche qui, il programma è molto godibile, lui è un grande attore di teatro e forse questa è l’unica produzione che rispetta alcuni canoni vicini alla pesca moderna. Ma la vera pesca è poca  roba.

Poi ci sono i programmi che nella loro spettacolarità, detesto...e mi spiego.

Recentemente in una manifestazione italiana è stato invitato come “Guest star” (??) uno dei personaggi di questi programmi. Per carità, persona squisita, pescatore di grandissimo rilievo ed esperienza ma “pescatore professionista” non angler sportivo ricreativo.

Ma,allora cosa diavolo c’entra uno che di professione pesca e ammazza tonni rivendendol,i con una gara di pesca basata sul catch and release?

Nulla..... e questa scelta è sbagliata perché il messaggio che viene inviato da queste serie televisive francamente orrende è totalmente sbagliato ed infatti l’IGFA non solo ne prende le distanze ma, ha più volte protestato con le emittenti internazionali che promuovono questo scempio!

I pesci vengono presi, raffinati e venduti a suon di dollari creando così la certezza che questa sia una strada percorribile quando invece in Italia (in Europa) tutto questo, se non si è professionisti con licenza, è proibito. Non è pesca, non si rispettano regole eppure alcuni dei protagonisti diventano delle star che la pesca italiana cerca per gli eventi. Cosa c’è di sbagliato? Scarsa cultura, ricerca dell’evento a tutti i costi, voglia di finti miti?

Siamo alla sottocultura per cui tutto ciò che viene dall’altra parte dell’Oceano è “leggenda” , “mito” etc.etc. con una serie di aggettivi che lasciano stupito lo stesso interlocutore.

Tutti a farsi la foto con questo gentiluomo che con la nostra pesca , non c'entra assolutamente nulla.

Ma è "ammericano", fa delle comparsate su un grande canale internazionale, ammette di andare sul pesce dopo che i suoi lo hanno combattuto per anche due ore e solo al momento della ripresa (IGFA rule??) e siamo tutti li a fare la coda per farci una foto. Fessi noi che invece da anni proviamo a diffondere messaggi positiv che ci spezziamo la schiena per rispettare le regole etiche del combattimento "1 contro 1" e senza mai passare la canna a terzi......

Ma come? Noi stiamo combattendo una guerra per dimostrare che la pesca sportivo / ricreativa è “altro” e inneggiamo un professionista che (legittimamente dal suo punto di vista) con noi, condivide solo una lenza ed un amo ma non la difficoltà del combattimento, visto che la canna è solidale con la barca e non viene mossa (Igfa rule), usa fili da 200 libbre e raffia per poi vendere. 

Cosa c’entra con la pesca sportiva? 

Nulla oppure…..oppure, non è che siamo in troppi ad essere esattamente così??

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