pubblicato il 02/10/14

Proposta di licenza di pesca in mare...siamo al gossip...??

Nella proposta di legge a firma del Deputato. Oliverio  che prevede l’istituzione della licenza di pesca in mare a titolo oneroso allo scopo di reperire risorse da convogliare nella pesca professionale scopriamo una passaggio veramente interessante che dimostra come dietro a tutta questa operazione, si celino aspetti ben poco chiari.
Leggiamo con attenzione il passaggio premettendo che lo spirito con cui nacque il “Censimento della pesca ricreativa”, firmato da tutte le Associazioni del settore  era quello che veniva sintetizzato in un motto significativo “Contiamoci per Contare”.

Lo spirito era quello di fornire al Ministero Politiche Agricole (MIPAAF) una chiara misura delle dimensioni del movimento della pesca sportiva e ricreativa che. come dimostrato da numerosi studi del settore, coinvolge un numero di soggetti superiore a quelli della pesca professionale.
Con la messa “nero su bianco” della reale consistenza del mondo della pesca con canna e lenza, si auspicava una maggiore attenzione e rispetto verso un settore avversato e mai preso seriamente in considerazione a causa di una concezione antica e mai superata che è intrisa di una sub cultura che riesce ad andare oltre allo sfruttamento ad oltranza delle risorse ittiche in base a diritti  non chiari e alla continua richiesta di aiuti di Stato.

All’art 6 del documento, presentando la pesca ricreativa, recita: “…Il decreto (DM 6 /12 2010 – censimento della pesca sportiva e ricreativa) ha avuto il consenso della maggioranza delle associazioni della pesca sportiva e ricreativa più rappresentative, nella consapevolezza delle difficoltà di collocare una pesca ricreativa in mare non conosciuta e non regolata nell’ambito della pesca responsabile, dato che molta della piccola pesca illegale o del commercio illegale di prodotti della pesca si cela nell’ambito ricreativo”.

Si tratta di una affermazione di assoluta gravità perché priva di ogni riferimento statistico comprovante quanto affermato. Mi domando quindi chi e come siano arrivate al compilatore del disegno di legge queste che sono semplicemente affermazioni che ricadono nella sfera del “gossip”.
Come angler professionista chiedo pertanto che vengano mostrate prove chiare ed inequivocabili di quanto affermato poiché in mancanza di queste l’intero castello del decreto andrebbe a crollare per manifesta inconsistenza.

Esistono, sia chiaro, delle possibili collusioni tra la pesca ricreativa e la vendita del pescato alla ristorazione o alla filiera  di vendita e certamente è possibile produrre una documentazione appropriata che attesti il numero e la qualità dei verbali redatti verso la pesca ricreativa.
In mancanza di questi come ha potuto scrivere una simile accusa il compilatore o meglio, a che fonti ha attinto per arrivare a accusare di un chiaro reato l’intera categoria della pesca ricreativa?
Nel precedente editoriale forse non avevo ancora compreso bene i contorni grotteschi e privi di ogni riferimento a quel mondo reale al quale il relatore e i suoi sodali dovrebbero guardare per produrre un documento credibile.
Attingere alle tasche degli hobbisti (che mantengono in vita un sistema gigantesco che non riceve alcun aiuto di Stato) per dare a chi invece vive solo grazie a questi è una manovra che  merita di essere messa all’indice e che testimonia il livello medioevale e la mancanza di prospettiva che attanaglia questo Paese arroccato su logiche che mai, assolutamente mai, fanno tesoro di quanto viene studiato e proposto all’estero.
Ma di questo ne vorrei parlare prossimamente a commento di una interessante relazione che sta per essere presentata al Ministro.
Per ora, raccolte le braccia appena cascate alla lettura di questo “gossip” da bar prendo atto di vivere in un Paese che non ha nessuna intenzione di crescere....

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