Surfcasting Academy; Appunti di storia
Chi segue la pesca sportiva anche distrattamente tende ad accostare il mio nome al carpfishing e tutti gli angler con meno di 25 anni di età si sono domandati come mai, mi interesso in video, in televisione ed anche su carta, di surfcasting. In realtà è stata una scelta quasi obbligata dopo aver prodotto una serie televisiva “Emozione Carpfishing” che è probabilmente insuperabile e irripetibile al punto che il canale televisivo, ha deciso di non replicarla cancellando questa tecnica dal palinsesto..… Scelte che non commento A quel punto ho deciso di dedicare gran parte delle mie energie a raccontare il surf attraverso gli oltre 90 video girati per Surf Casting Adventures, una serie che non verrà più replicata perché si è interrotto, finalmente, il rapporto di collaborazione con quel canale visto da pochi, troppo pochi.
Una cosa è sempre stata importante per me, che amo la pesca a tutto tondo; vorrei non essere mai solo considerato un carpista ma, un angler che cerca la completezza e che ha anche avuto un passato ed un futuro, legato indissolubilmente al surf casting così come al carpfishing ma anche alla pesca a mosca che pratico da molti lustri.
La storia che vorrei raccontare ha inizio quando conobbi Sandro Meloni nel negozio cagliaritano di Gianpaolo Carta e usuale ritrovo di tanti surfisti. Ero nel capoluogo sardo per lavoro; volavo sui caccia e la vicina Decimomannu era la “base” per eccellenza, quella in cui si formavano gli Istruttori di Tiro ovvero, i top gun nazionali. Dovendo rimanere in Sardegna per circa 4 mesi, avevo con me tutta l’attrezzatura da pesca basata su Silstar telescopiche capaci di lanciare oltre 180 grammi. All’epoca pescavo nella zona del Gargano ed i risultati, se dal molo erano accettabili, tali non potevano essere considerati da spiaggia laddove, non raggiungevo distanze e catturavo assai poco. La molla del surf era scattata leggendo uno Speciale sul Surf di Pesca In Mare che avevo divorato senza peraltro apprendere molto. Le immagini parlavano da sole e l’idea che esistessero dei marziani del mare vestiti con tute da sci che con tanto di Moon-boot (le scarpe da neve dell’epoca), sfidavano le spiagge in caccia di orate e spigole, mi aveva colpito a tal punto da non poter pensare ad altro. C’erano tutti gli ingredienti per colpire la mia attenzione; catture eccezionali spiaggia immacolate, onde superbe e vento teso in faccia a fare di questa pesca, “la pesca” per eccellenza.
Quando mi comunicarono che avrei dovuto trascorrere almeno quattro mesi nell’isola di quelle spiagge, feci salti di gioia poiché potevo vivere una importante esperienza professionale e, contemporaneamente, scoprire il surf e la sua magia direttamente dai Maestri sardi.
Le prime settimane non furono facili e l’unico referente era, per l’appunto, quel piccolo negozio con annesso distributore di benzina che si trovava a poche centinaia di metri dal mio albergo cagliaritano. Attaccavo bottone a Gianpaolo e cercavo di capire cos’era la pesca dalla spiaggia facendomi mettere a posto una attrezzatura che era evidentemente sbagliata fino a quando, quel grande Maestro si illuminò e mi spiegò che a Quartu Sant’Elena viveva il numero uno indiscusso di questa tecnica di pesca e che per giunta, era anche un appassionato di aerei da caccia. Fu una grande botta di fortuna al punto che dopo poche ore, mi ritrovai davanti al Vate del Surf, senza sapere se esserne intimidito oppure, imbarazzato. Onestamente, sapevo poco di lui…avevo letto la rivista concorrente a quella in cui lui produceva i suoi scritti…..Ma l’imbarazzo durò pochissimo.
Sandro Meloni mi colpì subito perché era uomo pragmatico e diretto. Sapeva molto di aerei, di elettronica applicata ai caccia, di armamenti e nel corso di quella prima chiacchierata, arrivò così dentro queste tematiche da farmi sinceramente pensare che fosse in qualche modo “troppo interessato” a certe informazioni, per essere un semplice appassionato.
Che i nostri incontri fossero positivi ed esistesse “feeling”, lo scoprii il giovedì successivo quando il Sandro mi invitò a partecipare ad una uscita di pesca con il suo gruppo.
Fu l’occasione per conoscere Sergio Simonelli, Walter Deiana e quello che divenne un grandissimo amico, Marco Falchi.
In sintesi avevo fatto conoscenza con il Quater, la mitica squadra di surf di Meloni e il vero treno di tutto ciò che era sperimentazione e sviluppo di quel epoca. Da quel momento i miei week end divennero un susseguirsi di spiaggia sebbene, non sempre con risultati brillanti. Il venerdi ero con il Quater e il sabato sera ero invece con Gianpaolo Carta e le sue orate di Platamona, Santa Teresa e Badesi. L’immersione nel surf fu assolutamente totale e tale fu l’intensità di quelle lezioni che ancor oggi ricordo passo per passo le situazioni, le catture e di momenti più importanti.
Dopo quei quattro fantastici mesi, tornai a Foggia dove volavo giornalmente anche se quasi ogni week end trovavo il modo di tornare a Cagliari oppure ad Alghero per poter incontrare il Quater oppure, solo Marco Falchi.
Furono stagioni incredibili poiché il surf era una specie di uragano, Surf Casting Italia era all’apice del successo (anche se c’era già aria di scissione da parte degli amanti dell’agonismo) e Meloni era il Capo indiscusso del Quater e di tutto ciò che era sabbia e onda. Dopo circa due anni di apprendistato, fu proprio Meloni davanti a tutto il Quater (anche se nel frattempo Simonelli stava abbandonando per ragioni di lavoro e familiari) a comunicarmi che sarei entrato a fare parte del gruppo più esclusivo ed elitario.
Un piemontese trapiantato a Foggia che entrava in un “covo di sardi”; fu un onore unico!
Non credo ne fossi veramente all’altezza ma certamente in me, Sandro aveva visto quella feroce voglia di emergere e diventare un “beachman” vero.
La pesca con i Quater era quella di una orchestra che si muove sotto gli ordini di un direttore preciso e carismatico. Meloni dettava i tempi, spiegava l’obbiettivo della sessione e commentava le varie fasi fino ad arrivare alle conclusioni che servissero da lezione. Falchi, Deiana e io stesso, eseguivamo nella convinzione che ogni singolo momento fosse un pozzo di tecnica da cui attingere.
Era l’esaltazione del lavoro di gruppo, una lezione che ho poi fatto mia in tutti gli anni a seguire.
Il surf e la sua tecnica , grazie al Quater, subisce una accelerazione straordinaria di cui tutti hanno poi beneficiato.
E di cui molti, surfisti di oggi, sono totalmente ignari.
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