pubblicato il 26/05/18

RICORDO DI UN MB 326 E UN G91/T, SULLA DAUNIA

Non so se fui punito o inconsapevolmente premiato da chi preparò quel malvagio piattino, destinato a me e al caro amico Bruno. Nel momento, la “punizione” fu severa e nessuno ci diede alcuna spiegazione sull’immediato trasferimento che, da Treviso, ci spediva alla base aerea di Decimomannu, in Sardegna. Entrambi avevamo pagato il “dazio” alle Scuole di volo, così ci risultava difficile comprendere. Nelle intenzioni di quel comandante, c’era la volontà di annientarci. Forse, la speranza di vederci chiedere il congedo. Ma i suoi perfidi piani non si avverarono.
Poco più di tre mesi dopo il trasferimento, aiutato da un ex comandante del Reparto Volo di Amendola, che all’epoca comandava la base di Decimomannu, fui consigliato di tornare alla Scuola Aviogetti, in qualità di istruttore. Una settimana dopo, a bordo della Citroen Visa di mia moglie, varcavo i cancelli della mia vecchia base, dove fui accolto con amicizia e rispetto. Non parlammo mai di cosa, a Treviso, avesse scatenato quel putiferio. Nei pochi mesi che vi restai, mi furono affidati compiti che denotarono stima nei miei confronti e, nel momento che il Comandante mi propose un incarico, che per la durata avrebbe previsto il trasferimento dell’intera famiglia, io gli risposi con rispetto, ma chiaramente.
Nove mesi più tardi, varcavo il cancello del 51° Stormo di Istrana, dove sarei rimasto fino alla fine del servizio, per limiti d’età. Al Cinquantuno trovai una nuova vita, densa di soddisfazioni, di avventure e di voli, sia sugli elicotteri che su jet e propeller.
Prima di essere inviato a Frosinone per conseguire l’abilitazione agli elicotteri, mi detti da fare volando sull’MB326, svolgendo gli incarichi che altrimenti sarebbero piovuti sui pochi piloti che montavano d’allarme SAR. Devo dire che tutte quelle navigazioni su altre basi mi divertivano. Partivo quasi sempre da solo, a meno che non ci fosse stato qualche “seiorista” da far volare.
Quel mattino, partii per Amendola, dove dovevo consegnare qualcosa all’Ufficio Comando. Mancavo dalla Scuola da qualche mese e, dopo il decollo per tornare ad Istrana, giungendo verso il confine della zona, una voce mi chiese via radio:
- Dove sei, Nonno? (Nik name ricevuto lì, per la mia età, superiore a quella degli altri istruttori).
- Sono su Termoli a 15.000 piedi, in salita. E tu?
- Circuita un paio di minuti che ti vengo in ala!
Qualche attimo dopo lo vedo sullo specchietto retrovisore, giungere come una spia. 
Porto avanti tutta la manetta del motore, per farmi trovare a una velocità consona al G91/T e, pochi istanti più tardi, Roberto è incollato alla mia ala destra. Ci salutiamo. Lui è sul posto anteriore. Sta tornando da un volo prova e dietro ha un tecnico. Gaetano. Si slacciano la maschera d’ossigeno e mi sorridono.
- Dai, Nonno! Facciamo qualcosa!
Gli dico che i parametri del 326 sono molto diversi dal “T”, inoltre sono carico di carburante, ma la risposta che ricevo è: “Dai! Dai!”. Risposta che mi fa chiedere all’Avvicinamento la zona sottostante per alcuni minuti. Ora, Roberto si è incastrato sul mio Macchino. Sento la sua ala sollevare la mia e non posso sottrarmi a quanto, col cuore, mi sta chiedendo.
Inclino a sinistra per prendere velocità e m’immedesimo di essere a bordo del G91. A trecentocinquanta nodi la barra del Macchi è dura e devo impegnarmi nel manovrarla. Tiro su, per una sfogata a destra, mettendolo interno alla manovra. Al top, siamo a centocinquanta nodi e Roberto non dà segni di difficoltà. Bene! 
- “Ripa”, facciamo un po’ di ginnastica?
- Volentieri.
Ancora sopra i 350 nodi e, col muscolo del braccio destro in tensione, inizio a girare un tonneau a sinistra. Il “Ripa” è francobollato sulla mia fusoliera. Ho sentito dire che forse sarà proposto per la PAN. Mi viene da pensare che sarebbe un buon acquisto, per quelli di Rivolto.
In uscita lascio che il Macchino prenda 400 nodi (caspita se è duro lavorare senza servo comandi a quella velocità!) poi tiro su, a destra, per una foglia di quadrifoglio… e in uscita un altro tonneau a sinistra.
Il “Ripa” ha piena fiducia di me e io ne ho altrettanta di lui. Abbiamo lavorato alcuni mesi insieme, qui ad Amendola, e ci siamo fatti un’idea l’uno dell’altro. E’ un giovanissimo istruttore, ma con tanta passione per volare, per insegnare... e per fare qualche fuori programma.
Peccato che il carburante m’imponga di proseguire verso casa. Sarei rimasto ore, a volteggiare con quell'amico in ala!
- Ora, devo andare! Ti saluto, Roberto.
- Ciao Nonno. A presto. E’ stato un piacere!
- Anche per me! A presto.
Il G91 s’impenna, puntando il sole, e scompare alla mia vista.

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Commenti

Icona utente Iacono Annibale il 03/06/20
Buongiorno Comandante, sia questa che la precedente storia della sua carriera in AM mi hanno molto appassionato.Lei mi assomiglia perchè le cose non le manda a dire,è diretto, quindi siamo scomodi per i più.Comunque grande stima e rispetto per essere stato un pilota istruttore di sicura capacità.
Icona utente Iacono Annibale il 03/06/20
Buongiorno Comandante, sia questa che la precedente storia della sua carriera in AM mi hanno molto appassionato.Lei mi assomiglia perchè le cose non le manda a dire,è diretto, quindi siamo scomodi per i più.Comunque grande stima e rispetto per essere stato un pilota istruttore di sicura capacità.
Icona utente AlexVic il 26/04/20
Non capisco nulla di aviazione ma questo racconto è pura emozione e pura poesia, passione al 100%, professionalità, dedizione, amicizia. Grande Roberto! Un abbraccio.
Icona utente Giovanni il 29/05/18
Fantastico, queste storie mi affascinano sempre. Ciao Roberto sono un tuo fan fa sempre. Ci siamo conosciuti qualche tempo fa a c arpitaly. Mio figlio, quasi combatt ready a Grosseto mi ha detto che quel giovane istruttore e oggi il suo istruttore. Sono molto amareggiato di non vederti più sul piccolo schermo. Ho imparato molto nelle tue trasmissioni di Sky. Oggi? Attualmente mi sono trasferito a Pisa per seguire un programma di sviluppo di un drone ala rotante, e dopo 14 anni, ho salutato AW609 con un ricordo in comune del grandissimo Pietro. Un grande saluto da un tuo grande ascoltatore

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