pubblicato il 12/03/16

Il testo unico della legge sulla pesca in mare è stata scritta per dare un duro colpo alla pesca ricreativa o meglio, la considera un elemento talmente trascurabile da non essere degno di  menzione. Chi l’ha scritta aveva ben chiare in testa una serie di indicazioni provenienti, in modo chiarissimo, da una unica direzione, la pesca professionale. Il mio pensiero è noto ed i dati parlano chiaro, il prelievo operato dai “dilettanti” è al massimo il 2% dell’intera massa di pesce prelevato. Un capello nella testa di Marley direbbe Duun mio vecchio amico. Sostenere il contrario è totale malafede e disinformazione perché questi numero sono noti sin da una bella ricerca fatta nel 2004 da Big Game Italia e coincidono al 95% con una analoga ricerca fatta fatta dall’IGFA pochi anni fa.

Dal testo della legge si evince invece il contrario così come dalle parole dei rappresentanti della associazioni che ho personalmente ascoltato alla Radio e alla Rai in tante occasioni. 

Altra tesi sostenuta dalla lobby delle reti è che i ricreativi pescano molto e vendono il pesce. Sono chiacchiere che si basano su una altro dato manipolato; forse il 3% dei pescatori ricreativi italiani pesca e vende il pesce. Al proposito va anche detto che le sanzioni esistenti sono pochissime e quindi , le supposizioni e le chiacchiere stano a zero.

Rimane un dato certo, vi sono comportamenti illegali e in ogni porto ci sono persone che violano la legge alla faccia di tutti noi.

Quando lo fanno, commettono un reato che va condannato, denunciato e respinto senza indugi. Perché chi vende fa il gioco dei nostri detrattori. 

Per questi comportamenti siete un emendamento a firma dell’On. Vannitelli che incrementa le pene amministrative in modo esemplare. MI auguro che servano come deterrente ma, in assenza di controlli, dubito abbia la minima efficacia. Rimane la legge, le sanzioni e qualche sfigato che ci incapperà sperando che sia uno dei “vip” della pesca in mare che spesso vediamo compiere stragi inutili che orgogliosamente propone poi sui social tra applausi gaudenti di un pubblico di persone che ignora che si tratta di reati e non, prove di capacità.

La legge sta per andare in discussione alla Camera e se verrà licenziata come l’abbiamo letta, sarà una profonda ingiustizia per tutto il nostro mondo. Il mare non è della pesca professionale o meglio lo è nella stessa misura in cui è nostro eppure tutto si sta rigirando contro chi usa una canna ed a favore di chi strascica. Ordinanze che proibiscono la pesca da terra durante la stagione balneare ma reti che possono essere messe a 2 metri dalla costa. Sanzioni a chi usa una canna su un molo ma si chiude un occhio quando vengono messe reti a tagliare le foci dei fiumi bloccando così l’uscita. 

Al momento ci rimane poco da fare, la FIPSAS ha intrapreso una campagna meritoria che serve a tutti e che non può essere contaminata da studio posizioni di parte. La Federazione è la voce della pesca sportiva e ricreativa, è l’organ istituzionalmente preposto a dialogare e va resa forte con il nostro sostegno senza esitazioni. Possiamo essere stati critici in passato o non aver condiviso certe scelte ma ora, quel tempo è passato e l’unica forza è l’unità di tutti contro un avversario comune, la cattiva informazione che ci dipinge in modo falso e tendenzioso .

Firmiamo subito, senza esitare al link che apparirà tra poche righe perché è la prima dimostrazione che possiamo dare a chi ci da addosso ch non siamo disposti ad accettare di essere presi per i fondelli e che non siamo salvadanai da svuotare. 

http://portale.fipsas.it/FIPSAS/Federazione/CampagnaFIPSASperlapescaricreativainmare/tabid/838/language/it-IT/Default.aspx

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Commenti

Icona utente claudio il 03/08/16
I commenti sono inutili. Sono, comunque, perfettamente in sintonia con le considerazioni e le riflessioni espresse da Roberto Ripamonti.
Icona utente dalla valle marcello il 22/03/16
speriamo bene

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