Su un social leggo un post che applaude alla ottima scelta di indire un convegno sull'alloctonia e sulla possibile valorizzazione di quello che potrebbe essere un tesoro che non deve andare disperso per correre dietro ad assurde prese di posizione dell'Unione Europea (che dovrebbe pensare ad altro) e qualche stolto personaggio che pensa di distruggere nella convinzione di far del bene. Scrissi questo editoriale nel 2009, qualche mese prima a Firenze parlai n un convegno a cui presenziarono i maggiori esponenti della pesca italiana. Verifico che , sebbene dopo qualche anno, ci si muova in una direzione che vuole finalmente mettere la pesca ad un livello maggiore di quello in cui è stata fino ad oggi. Per il sottoscritto è una doppia sensazione; amarezza perché si è perso tanto tempo e i mille gridi di allarme sono andati persi nel nulla, moderata soddisfazione perché qualcuno sta cominciando ad allargare lo sguardo.
Da che parte stare?(2009)
Roberto Ripamonti
Negli ultimi mesi si è dibattuto parecchio del problema legato alla presenza del siluro e degli alloctoni nelle nostre acque con schieramenti saldi sulle proprie posizioni. Da una parte chi ne vuole la distruzione con tutti i mezzi, dall’altra coloro e chi scrive tra di essi, che invece considerano la presenza del siluro, una risorsa da utilizzare per allargare i confini della pesca sportiva. In diverse riviste ho espresso a più riprese il mio punto di vista arrivando ad ottenere molti consensi ma anche forti critiche che in alcuni casi sono sfociate nell’insulto gratuito e nella chiusura assoluta.
Tra le posizioni avverse alle mie idee, raramente ho trovato la voglia di ascoltare e comprendere le ragioni che portano tanti angler a difendere a spada tratta il pesciolone, dalla distruzione.
Sul siluro al momento attuale, non esistono reali studi e tutto mi pare sempre legato ad ancestrali paure e scarsa conoscenza della realtà delle nostre acque e di ciò che invece avviene all’estero. Spesso infatti quello che accade oltre confine è giudicato con sufficienza e presunzione quasi che nei Paesi europei in cui è arrivato il glanis, non si sia in grado di valutare obiettivamente. La realtà è ben differente poiché in Spagna ad esempio, il glanis è risorsa economica a cui è stata dedicata addirittura una statua in quel di Mequinenza mentre in molte acque inglesi, viene immesso.
In entrambi i casi la pesca sportiva è elevata al rango di richiamo turistico di elevato spessore ed in grado di generare un indotto importante di cui beneficiano le attività commerciali delle aree circostanti. In Italia sta avvenendo esattamente il contrario con una caccia al siluro che sta raggiungendo punte raccapriccianti come viene testimoniato dai vari filmati scaricabili nell’ottimo sito del Gruppo Siluro Italia . La caccia al glanis è fatta con storditori, subacquei e reti affinchè quelle acque siano ripulite in attesa di ripopolamenti di chissà quali specie di pesce pregiato.
Tutto è fatto con il benestare della federazione e questo, mi pare inconcepibile.
Conoscendo il Presidente Mattioli e la sua grande esperienza nel settore fatico a comprendere come queste iniziative siano svolte con il benestare della FIPSAS che in questa fase, sembra tutelare alcuni pescatori e non la totalità.
Ma a fianco della eliminazione “legalizzata” del siluro vi è un commercio illegale svolto da gente venuta dall’Est di cui si conoscono generalità e dettagli che ha fatto del Po e delle acque limitrofe, il terreno di caccia per vendere la carne del glanis dapprima nei mercati ungheresi e quindi, in quelli italiani (Torino, Roma). Qui il problema diventa serio visto che stanno intervenendo le ASL poiché nulla è fatto nel rispetto delle leggi vigenti in materia di pesca , di detenzione e trasporto di pesce e degli aspetti fiscali legati al commercio.
Non ultimo, tutto questo è fatto in barba alla sicurezza sanitaria poiché le acque del Po, per la presenza di inquinanti industriali, non mi pare presentino caratteristiche di sicurezza alimentare.
Le mie sono solo supposizioni scritte mentre fiducioso attendo che chi è preposto al controllo ci liberi di questa criminalità organizzata. In questo, il ruolo di GSI è importante perché il suo monitoraggio delle acque sta cominciando ad ottenere i risultati.
Rimane però una indicibile amarezza nel vedere che del siluro si vuole cogliere l’aspetto negativo senza comprendere che era ed è una possibilità che ci sta scappando di mano in nome di interessi che non conosco, di teorie che non condivido e che gradualmente ci stanno privando di una delle poche prede sportive presenti nelle nostre acque. La scarsa lungimiranza a favore di ripopolamenti che, data la distruzione degli habitat, non potranno avere alcuna efficacia è triste. Sognavo di vedere bei centri di pesca a cui affidarsi per trascorrere giornate felici, speravo che la pesca si togliesse di dosso l’immagine povera e sporca che spesso l’accompagna, credevo vi fossero le condizioni per affiancare Francia, Spagna, Germania ed Inghilterra nella gestione della pesca ed invece, dobbiamo assistere allo scempio delle nostre acque devastate.
Di tutto ciò che di sporco, inquinato, scaricato e distrutto possiamo vedere passeggiando lungo un fiume è stato reso colpevole il siluro di cui, tanti benpensati, non sanno nulla. Da che parte stare, almeno per me, è molto facile. Certamente dalla parte di un animale che non ha colpe se non quelle di nuotare nelle acque italiane in cui, un carassio, una breme o un gardon malaticcio valgono assai di più.
Di questo passo i benpensanti arriveranno anche ad accusare i perca, gli aspio e così andando affinchè della pesca sportiva ci si disamori sempre di più.
Si badi bene, spesso i benpensanti sono coloro che non frequentano nemmeno i nostri fiumi; figurarsi se conoscono le realtà estere a cui mi riferisco!
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